Omelia domenica 15 marzo – È bello avere sete

Qui il testo della liturgia di Domenica 15 marzo

La fede è l’incontro tra la sete di Dio e quella dell’uomo. Dio ha sete di amare e di essere amato; l’uomo ha sete di essere amato e di amare. La fede è l’incontro di due desideri profondi. Il Signore comincia dicendo: Dammi da bere. Esprime la sua sete, il suo desiderio finché anche noi esprimiamo la nostra vera sete, il nostro vero desiderio: dammi di quest’acqua.
La samaritana rappresenta quel cammino che può fare, che deve fare l’uomo per incontrare Dio. È il cammino della sete, è il cammino del desiderio, qualcosa di molto universale. E se uno vuole conoscere Dio, deve conoscere in profondità i propri desideri. Il desiderio è chiamato sete, l’acqua è necessaria per vivere e alla sete corrisponde l’acqua e come ci sono tante seti, ci sono vari tipi di acqua. Quella che questa donna cerca è certamente l’amore e la felicità, come avviene per ciascuno di noi; l’ha cercato tanto: ha avuto sei mariti e ancora ha sete e non ha trovato ancora quel che cerca. Cerca ancora qualcos’altro.
Gesù parte dal desiderio: Dammi da bere, ha sete lui! Dal bisogno più elementare. Non parte da un rimprovero, invece con la sua debolezza (ha sete) esprime il suo desiderio. La cosa più grande dell’uomo è saper esprimere i suoi desideri! E quindi, si incontrano due seti, due desideri.
Dio è amore, è sete di essere amato! L’uomo è fatto per amare, ha sete di amore. Fino a quando non trova l’amore non vive una vita umana. Ed è a questo livello che c’è l’incontro profondo con Dio, sulla sete.
L’incontro con Dio è un incontro da solo a solo. La solitudine di due desideri; non può qualcun altro incontrarsi con Dio al posto mio! Come nessuno può mangiare al posto mio, o bere al posto mio. Così proprio l’incontro è proprio solo tra loro due.
Se tu conoscessi il dono di Dio! C’è un dono che tu vieni a cercare al pozzo, c’è un dono che tu ignori che è la vita. Tu vieni per cercare amore, tu vieni per cercare felicità, ma non conosci ancora da dove viene l’acqua. Cioè il grosso inganno dell’uomo è che la sete è giusta, ma non trova l’acqua che disseta.
Ogni uomo desidera l’amore e la felicità, ma c’è un inganno, non sa dove trovarlo, ha tanti surrogati; quindi: se tu conoscessi il dono di Dio! È l’amore assoluto di Dio che il Padre ha per il Figlio, il Figlio per il Padre, è lo stesso che c’è tra di noi e tra voi e me. È questo il grande dono che vorrebbe farci! Il Figlio è venuto a portarci lo stesso amore del Padre.

Desidero condividere con voi l’incontro che ho fatto con una giovane ragazza che mi fece venire in mente l’incontro che Gesù ebbe con la donna samaritana e di cui ho scritto in uno dei miei libri.
Aveva diciassette anni, come spesso accade a quell’età, soprattutto se ben curata e truccata, ne dimostra di più, è una che piace alla gente e sicuramente al ramo maschile; da qualche tempo ha scoperto il mondo dei locali di lusso, delle discoteche da VIP, che frequenta ormai abitualmente in compagnia di uomini più grandi di lei. La cosa non è chiaramente gradita ai genitori i quali faticano a capirne il motivo e vorrebbero che uscisse con ragazzi più vicini come età alla sua, ma a lei quel mondo piace, gente sofisticata, cene pagate, discussioni profonde. Le piace essere ricercata e al centro dell’attenzione, l’esserlo per gente anche più grande di lei la gratifica e la fa sentire importante cosa che non accadeva quando se ne stava con quelli della sua età, non vedeva niente di strano nell’uscire con persone che senza volerlo erano state “stregate” dal suo fascino. Erano diversi quelli con cui usciva, parlando con lei si capiva che non sentiva la necessità al momento di sceglierne uno in particolare, non era un fidanzato quello che cercava, lei stava bene così e basta, attendeva nuovamente il fine settimana per immergersi in questo suo mondo del quale sembrava non poter più fare a meno, nel quel sembrava non tanto cercare un “altro” ma sé stessa.
Mi chiesi cosa cercasse veramente nella sua vita che mi sembrava tanto inquieta, quale desiderio premeva l’emergere di una seduzione che non nascondeva come strumento delle proprie conquiste e come base della vita che portava avanti, una vita lontana dai suoi coetanei che ormai si erano fatti una certa immagine di lei non sempre positiva; tutto questo insieme all’uso del corpo come strumento di comunicazione, con vestiti e cosmetici messi al posto giusto per dire quanto non diceva apertamente, ma che un maschio era ben capace di cogliere. Cercava sé stessa in tutta questa “liturgia” costruita dove ognuno aveva il proprio ruolo, ma non riusciva a trovarsi e questo le chiedeva sempre e ripetutamente di continuare nella ripetizione continua degli stessi riti, credo anche perché non ne conoscesse altri.
Per tornare al parallelo con la Samaritana, emerge una donna che ha carattere, tanto mi ricorda l’amica della quale ho raccontato all’inizio, una donna alternativa che non si piega facilmente alle richieste di quest’uomo incontrato per caso presso il pozzo nel quale si reca come tutti i giorni ad attingere l’acqua ad un orario alquanto insolito nel quale solitamente le donne del tempo sono impegnate a fare altro. Una donna che sembra andare oltre e anche un po’ contro a quello che era il suo ruolo scoiale del suo tempo, sicuramente una donna che aveva fatto discutere alla luce anche di quanto Gesù poi rivelerà di lei.
Emerge il contrasto tra una sete che chiede sempre e continuamente di essere appagata e che la riporta continuamente a quel pozzo, con un’acqua invece capace di colmare e cambiare le abitudini giornaliere di una ricerca che sembra non abbia mai fine, un’acqua che ha la promessa di dare sollievo facendo star bene.
Tante sono le cose che queste due donne ricercano: amore, potere, indipendenza…; ma la loro ricerca sembra inappagata, entrambe hanno tanti spasimanti, tanti “mariti”, ne servono tanti come tanti sono i bicchieri di acqua che usiamo quando continuamente ci viene sete, tanti come tante sono le volte nelle quali i desideri emergono nella vita senza sapere bene come rispondervi.
C’è un modo per placare questa sete, qualcosa che sappia rispondere stabilmente alla ricerca di senso della vita che pesca in modo sfrenato in tanti uomini che incontra? Sembra un vuoto profondo come il pozzo presso il quale si reca per cercare un’acqua che non le dà la vera pace, presso il quale cerca di colmare un desiderio ma attingendo con l’unico strumento che ha, strumenti umani che sono quelli che il mondo mette a disposizione, lei ci prova come può, ma sembra non trovare pace in questo.
Occorre cercare non le acque ma l’acqua vera, non accontentarsi del resto, e in questo credo che Gesù abbia qualcosa da dire alla nostra ricerca. Gesù è capace di annunciarci ogni cosa, di aiutarci a capire la nostra vera ricerca camuffata dietro a tante altre cose, ci propone una via per trovare insieme la risposta al nostro desiderio di felicità.
Anche noi come la Samaritana siamo invitati a continuare il nostro cammino di amore ma in modo rinnovato, abbandonando per terra l’anfora che è segno della vecchia ricerca per tornare a casa con l’intuizione che veramente Gesù può avere qualcosa da dirmi anche se non mi dà la soluzione a tutto.