Carità

Nel corso della storia, la carità ha trovato espressione in grandi santi e testimoni, laici e religiosi, che in modo personale prima e comunitario poi, hanno promosso e praticato tale virtù. Specialmente dopo la seconda guerra mondiale la testimonianza della carità è andata via, via organizzandosi; si sono moltiplicate le forme associative in tutto il mondo, è cresciuto l’impegno caritativo delle comunità parrocchiali, manifestando la grande risposta cristiana al comandamento dell’amore. Papa Paolo VI, sull’onda del Concilio Vaticano Secondo, ha istituito per statuto, la Caritas, definendola: “l’organismo pastorale ufficiale della chiesa per la promozione e l’animazione della testimonianza  comunitaria della Carità”. Quale il ruolo della Caritas? Quello di fare colletta, di distribuire pacchi, viveri, vestiario, pagare bollette?

La Caritas è anche questo, come segno di una Chiesa che si commuove, che ha compassione e ascolta il grido di aiuto dei poveri. Ma la Caritas ha anche un altro volto, il più vero: è il volto di Cristo che è entrato nella storia dell’uomo, ne ascolta la sofferenza e lo aiuta a rialzarsi e a camminare; è il volto stesso della Chiesa, nata dalla parola di Dio e nutrita dall’Eucaristia, che diventa capace di guarire, come ha fatto Cristo stesso. Tale servizio di Carità la chiesa lo attinge dall’amore di Dio che si è incarnato: il Figlio di Dio fatto uomo mostra la carità infinita del Padre. Nella sua azione la Chiesa deve lasciare trasparire questo fondamento dal quale nasce e sul quale è costituita.  Le comunità spesso sono un insieme di molte attività, che nascono da una pluralità certo positiva, di gruppi e carismi personali, ma che sono alla ricerca di una non facile progettualità comunitaria. 

In questo contesto la Caritas ha il compito di cercare un linguaggio per parlare a tutti. Va riscoperta la sua prevalente funzione pedagogica che è quella di educare, un’educazione appassionata rivolta alla crescita della comunità cristiana, che tenga conto della complessità delle persone e del loro vivere sociale. Oggi più che mai siamo chiamati a scendere “da Gerusalemme a Gerico”, dal tempio alla società degli uomini, dalla celebrazione del mistero d’amore alla testimonianza dell’amore; detto brevemente, il vangelo deve entrare nella vita e quindi nella storia degli uomini.