Prospettive scuola parrocchiale Villa Gaia
Carissimi fratelli e sorelle delle nostre comunità, diversi mesi fa è iniziata una riflessione sulle prospettive riguardo la nostra scuola parrocchiale, i temi sono tanti e anche gli interlocutori. Non nascondo una certa complessità non semplice da sintetizzare in un intervento, ma desidero con quanto leggerete di seguito introdurvi nell’oggetto della questione. Stiamo lavorando con i relativi consigli pastorale ed economico per condividere un sentire della comunità al riguardo.
Prospettive scuola parrocchiale
Carissimi,
in uno statuto del 1900 riguardante la fondazione di un asilo in un’altra parte d’Italia, si legge: «L’Asilo ha per iscopo di raccogliere e custodire i bambini di ambo i sessi della età dai 3 anni compiuti ai 6, appartenenti a famiglie non agiate di […] e di dare ai medesimi la educazione religiosa, morale, intellettuale e fisica conveniente alla loro età».
Arrivò il 18 marzo 1968 quando fu promulgata la legge 444 che istituì quella che allora si chiamava Scuola materna statale. Un sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6 anni, che mira a garantire ai bambini e alle bambine pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali.
Sono passati 55 anni da allora, la nostra scuola ne fa parte, ma la storia delle scuole materne va molto più indietro ed è molto fiorente in ambito religioso con il desiderio di prendersi cura in particolare dell’infanzia più abbandonata e povera, diventando una vera opera di carità cristiana, radicata e distribuita sul territorio. Nel tempo tutte le nostre frazioni ne hanno vista la presenza, alcune foto ne riportano la presenza ormai cancellata accanto alla chiesa di san Savino; a Meletole ancora oggi la struttura posta di fronte alla chiesa, che nel tempo più recente è servita ad altro e ora in disuso, è definita “l’asilo”; a Cogruzzo si iniziò nel 1951 nella sede vecchia in via Canalino, dalla trasformazione della scuola del Pio Legato Bianchi in asilo, poi trasferitasi nel 1955 nel nuovo asilo per terminare la sua attività nel 1980 quando andarono via le suore; a Castelnovo l’attuale nuova struttura ha preso il posto di quella vecchia, non più esistente, ma che risale a prima dell’inizio della diffusione statale di questo servizio.
Dal 2000 le varie scuole non statali, comprese quelle comunali, sono state ricondotte a due tipologie: scuole paritarie e scuole non paritarie; Villa Gaia, unica scuola parrocchiale superstite del nostro territorio è tra le scuole paritarie così come quelle gestite dal comune, ossia svolge un servizio pubblico anche se gestita da un ente privato ossia la parrocchia.
Questo impegno storico, ha segnato il tessuto sociale ed educativo del nostro territorio e si può solo essere riconoscenti del bene che in tanti hanno tratto da questa attività nata e cresciuta nell’ambito dell’esercizio della carità cristiana e mai con scopi commerciali. È parte di noi, se siamo quello che siamo è merito anche di quanto vissuto attraverso questa esperienza.
Il tema “scuola parrocchiale” in questi ultimi mesi è stato oggetto di confronto con diverse persone e organismi, ne è emersa la sua complessità e multiformità, tocca la comunità cristiana e quella civile anche fuori dal comune, ha una storia non trascurabile, tanto bene fatto.
Se nei decenni scorsi l’amministrazione e la gestione di questa attività era relativamente semplice, negli anni più recenti è andato crescendo l’impegno richiesto: non solo quello finanziario, ma anche quello tecnico-professionale, progettuale.
Nel tempo è capitato che le risorse economiche pubbliche messe a disposizione non abbiano seguito il crescere del costo della vita e della gestione di un tale servizio; inoltre i livelli di competenza pedagogica, tecnica, economica e giuridica richiesta crescono, cosa che la parrocchia da sola non riesce a far fronte, così sempre di più si è affidata a FISM e a studi professionali esterni; a ciò si aggiunge che la parrocchia, proprietaria dell’immobile e di fatto anche dell’attività in esso svolta, debba intervenire economicamente facendosi carico in particolare della manutenzione straordinaria, ma rispetto al passato questo oggi risulta critico nel misura in cui sempre di più aumenta il peso della manutenzione dei tanti edifici di sua competenza, senza contare quelli presenti sul territorio dell’unità pastorale.
Il modello di gestione di questa attività, in quanto parte della parrocchia, si scontra con un modello giuridico rigido e piramidale: è il parroco, e solo lui, che può rappresentarla in tutti i negozi giuridici; è responsabile, oltre che sotto il profilo sacramentale, liturgico, catechistico, caritativo, ecc., anche sotto il profilo civile, amministrativo e penale; sembra attualmente impossibile uscire da questa modalità e diventa per me sempre più difficile gestirne l’attività, mancando di competenze e tempo necessario per una gestione attenta alle necessità di oggi.
Pur essendo qui da pochi anni, mi sembra di cogliere che riguardo la conduzione della nostra scuola ci siano state gioie e criticità, tanto bene è stato fatto e tutt’ora lo si fa, ma tocco con mano che in questo momento storico le fatiche di chi se ne prende cura e vi abita siano tante con il rischio di condizionare e coprire il bene fatto. Mi sembra anche di aver colto, senza darne la colpa a nessuno (sempre che colpa ci sia), come in passato e oggi sia un tema in parte divisivo per la comunità sia cristiana che civile; di questo mi dispiace. Mi chiedo quindi come parroco se in questo contesto mutato e più difficile, abbia senso continuare quest’opera che è “parrocchia” a tutti gli effetti e che non può essere trattata separatamente come un’attività economica come altre.
Nella sua conduzione si entra periodicamente dentro a logiche e accordi politici, non se ne può fare a meno ed è anche giusto questo confronto; ma troppo spesso sono guidati da logiche di sopravvivenza a breve termine che non permette una reale programmazione organica degli interventi e la sicurezza necessaria per il crescere di un progetto educativo stabile nel tempo; inoltre una contrattazione guidata dal voler risparmiare o strappare all’altro il più possibile, rende faticoso il riconoscimento del bene degli uni e degli altri e il nascere di un cammino sereno. Lo dico senza dare colpe, ma non posso non notare come questo metta indirettamente in difficoltà il clima lavorativo dei dipendenti e l’organizzazione di vita delle famiglie.
Questa evoluzione storico sociale del servizio svolto dalla scuola, credo abbia portato ad instaurarsi di logiche in sé non sbagliate o cattive, ma lontane da quelle che dovrebbero appartenere a una conduzione di un’opera parrocchiale.
Detto tutto questo, nella responsabilità legale e paterna che mi trovo a vivere, mi sento di affermare che al momento la nostra Unità Pastorale non abbia le forze, l’unità, la progettualità, la disponibilità necessarie per realizzare un ripensamento deciso del tutto, il periodo socio economico e demografico è inclemente e non permette di prenderci il tempo che idealmente servirebbe.
Detto questo, sono ben conscio degli impegni e responsabilità presi nei confronti dei bambini e delle loro famiglie, delle lavoratrici e delle loro famiglie. Per questo si sta cercando di trovare soluzioni, per questo si è chiesto e offerta la collaborazione con quanti hanno voluto aiutarci, primi fra tutti il comune e la diocesi; il progetto è che questo anno scolastico appena cominciato sia di transizione, per dare la disponibilità della struttura perché rimanga a servizio del nostro territorio, secondo modalità che prevedano l’indipendenza e l’autonomia della scuola dalla parrocchia, garantendo la tutela al proprio personale.
In questi mesi si sono susseguiti diversi incontri sia con l’amministrazione comunale che con la diocesi, entrambe le realtà hanno sostenuto, anche se con diversità di prospettive, possibili soluzioni da mettere in campo